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Alla fine è accaduto. Dopo tanta resistenza e riluttanza anch’io ho ceduto al fascino del frutto del peccato e ho acquistato il mio primo Mac.

Si tratta di un MacBook Pro, di quelli ultimo modello (“Early 2011”, lo chiamano i saggi) super mega fighi con tanta di quella potenza dentro ché il mio vecchio Asus si è nascosto in un cassetto per la vergogna appena ho aperto la confezione.

Cercando di evitare di pensare al prezzo, posso dirvi che (non me lo aspettavo) ma pesa un accidente. L’unibody d’alluminio si fa sentire, sia per il peso che per il calore. Se avete l’abitudine di lavorare col portatile sulle cosce, comprate uno di questi e la perderete subito. Però va detto che il design e l’idea di avere tra le mani un gioiello (data la potenza di calcolo e – soprattutto – il prezzo) fanno dimenticare tutto il resto.
Mac OS X mi è sembrato semplice e intuitivo e la suite iLife ’11 è in grado di riempirvi gli occhi con tanti di quegli effetti speciali da farvi perdere il bisogno di installare qualsiasi altra cosa (a meno che non vi servano altri programmi per scopi professionali, come al sottoscritto).

Mi ci vorrà ovviamente del tempo per abituarmi a tutto questo ma, come la statistica ci insegna, quando passi a Mac, indietro non si torna… (forse).