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Sto leggendo un libro che s’intitola “Economia della felicità“, sottotitolo “Dalla blogosfera al valore del dono e oltre”, di Luca De Biase (non sapevo se mettervi il link al suo blog o alla voce di Wikipedia, allora ve li ho messi tutti e due). Perché io non è che faccio il blogger per finta.

Ecco, su questo libro ieri leggevo che nel 2006 l’Adidas, quella che fa le cose per la gente sportiva, ha avuto un problema con delle scarpe che aveva fatto. Che praticamente perdevano subito il colore. E l’Adidas però non era venuta a saperlo direttamente dai clienti, ma da un’azienda che si chiama Vml. Questa Vml è un’azienda che usa un software che si chiama Seer che in pratica legge i blog in giro per la rete e vede come i blogger parlano dei prodotti dei suoi clienti, come l’Adidas.
E il pensiero che ci sia gente disposta a pagare altra gente pur di sapere come la pensano i blogger su di un prodotto, a me già m’ha fatto pensare un po’.

Poi ho anche pensato che in questi giorni avevo letto di questa tizia che praticamente s’è messa a fare pubblicità ad uno spazzolino, sul suo blog. E sta cosa m’ha fatto pensare ancora di più.

Tutta st’attenzione verso la blogosfera da parte dell’universo marketing m’ha lasciato un po’ così.

Perché io sono blogger, ho pensato (c’ho il blog, quindi sono blogger). E sta cosa qui, vista la situazione, ma ha dato un po’ una sensazione di… di potere. Di essere in grado di influire su qualcosa, qualcosa di importante. Come l’economia mondiale. Una sensazione di onnipotenza. Una cosa che non mi capitava da quando da bambino ho schiacciato una lucertola sedendomici sopra. Un dio.

Poi mi sono ricordato che io scrivo solo cazzate. E allora sono tornato mortale.