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Io non sono un tipo che s’arrabbia facilmente. Tendo ad infastidirmi con poco ma arrabbiarmi no.

Ecco. Se io sto in fila al metal detector di un aeroporto, coi miei bei bagagli a mano già depositati sul tapirulàn, i miei oggetti personali già invaschettati insieme a giubbotto e portatile che m’hai fatto tirare fuori dallo zaino “per sicurezza”… e ti guardo. Guardo te che incarni perfettamente lo stereotipo di hostess, con la tua uniforme, i tuoi capelli legati e il tuo sorriso beneducato,  e guardo quello avanti a me che passa, tra mille allarmi, coperto d’oro, cinture e collane. E guardo te che gentilmente “per sicurezza” gli palpi il culo e lo fai passare. E poi passo io. Tanto spoglio dei miei averi da sentirmi nudo. Non una traccia metallifera troverai sul mio corpo. Passo. E suona.
Suona qualcosa che non capisco se sia il mio metal detector o quello a fianco. E allora ti guardo, in cerca di istruzioni, di chissà quale illuminazione.
E tu che fai? Incroci il mio sguardo e dici “lei deve tornare indietro: deve togliere le scarpe”.
Le scarpe.
Le scarpe? Perché le scarpe? Perché proprio le scarpe? Perché a quello palpi il culo e da me vuoi le scarpe? Eppure l’allarme è sempre quello, sempre lo stesso. Cos’ha che non va il mio culo? Ho sempre pensato di avere un bel sedere. Mi hanno sempre detto di avere un bel sedere.
Le scarpe.

Ecco, io non sono uno che s’arrabbia.
Però se al check-in, quello avanti a me paga quindici euro e sale sull’aereo con una sciabola… no, dico… una SCIABOLA!… e poi tu insulti la mia forma fisica e mi fai pure togliere le scarpe… “per sicurezza”.
Ecco, io mi infastidisco.