Seleziona una pagina

Io è da un po’ di anni che mi son fatto in testa tutta una classificazione del genere umano secondo un criterio che (per quel che ne so io) non è venuto in mente a molti.
E mo ve la spiego.

Quando vai alle elementari, ci sono tutte le belle materie e ogni materia c’ha il suo bel quaderno. E per ogni materia non puoi mica prendere un quaderno qualsiasi. No. Ti insegnano che ci sono delle regole, degli assiomi, dei comandamenti, che stabiliscono, per esempio, che per la matematica ci vuole il quaderno a quadretti e per l’italiano quello a righe.
Queste regole e associazioni sacrosante non sono mica campate in aria così, sono fondate su anni di esperienza e deduzioni.
Ma a te te le dicono così e ti devi fidare.
Poi però arrivi alle medie, e lì (di solito) non c’è nessuno che ti dice quale quaderno usare. Tu magari non te ne rendi conto subito (c’è gente che c’è arrivata solo al liceo) ma poi realizzi di aver acquisito una libertà importante. Quella di poter scrivere un po’ come cazzo ti pare.
Ed è lì che viene fuori la personalità di ognuno di noi e sviluppiamo quelle caratteristiche su cui si basa la mia classificazione.

Come in ogni classificazione che si rispetti, nella mia ci sono tre grandi categorie: le teste a righe, quelle a quadretti e gli indecisi (noti anche come succubi).
Quelli che hanno la testa a righe sono quelli che se devono scegliere un’agenda, un quaderno, un taccuino, su cui scrivere anche un po’ in libertà, cascasse il mondo, lo scelgono a righe. E questo genere di scelte riflette e si riflette nel modo di pensare e di agire di sta gente.
Sono spesso persone tendenzialmente vicine all’universo umanistico. Gente che anche se poi sono ingegneri credono di avere la letteratura e le arti nel cuore.
Con le righe si sentono a proprio agio.
Anche se poi non le usano per scriverci dentro, con le righe stanno meglio. Si sentono a casa. Contenti loro…

Io le motivazioni esatte della scelta delle righe non ve le so dire, anche perché onestamente appartengo all’altra grande categoria. Quella delle teste a quadretti.
Io coi quadretti ci sguazzo.
Noi quadrettofili siamo gente con una mente un po’ più scientifica, che su un foglio a quadri ci scrive bene. Necessitiamo del sostegno di una struttura ben delineata e solida sotto le nostre esili penne. Cose che ti fanno star meglio. Ti senti più stabile, quasi infallibile. Anche se poi scrivi solo cazzate non te ne importa. L’importante è che siano cazzate a quadretti.

Di queste due grandi categorie, esistono ovviamente varie sottocategorie, a seconda del tipo di riga o quadretto. Per esempio, tra le teste a righe ci sono quelli che usano le righe doppie, quelle con una riga per le minuscole e una per le maiuscole. E quella, in genere, è gente infantile nel profondo (a volte neanche tanto profondo). Oppure ci sono quelli che usano la riga unica, che è gente molto più matura e sicura di sé.
Tra noi quadrettati ci distinguiamo per le dimensioni del quadretto. Che detto così suona un po’ strano (Freud avrebbe qualcosa da dire in proposito) ma è così. Ci sono quelli da un centimetro (pivelli), da mezzo centimetro (standard) e da 0,4 (snob). Non parliamo della carta millimetrata poi…

Altra caratteristica è l’uso dei margini. L’uso dei margini è molto diffuso nelle teste a righe. Nonostante siano convinti d’essere di mentalità aperta e libera, si lasciano influenzare da barriere inesistenti e inutili imposte dal sistema.
Rarissimo l’uso dei margini tra i quadretti. Preferiscono avere una base solida di riferimento e poter spaziare liberi senza limiti.

Oltre ai righelli e i quadristi esiste anche una terza categoria. Che sarebbe più o meno il resto del mondo. E purtroppo è la più vasta.
È formata infatti da tutte quelle persone che non hanno ancora apprezzato il dono del libero arbitrio della carta da scrivere o che, nonostante siano coscienti delle proprie libertà, continuano imperterriti ad osservare leggi e dogmi incisi nelle loro menti in età infantile. E questi pensano solo in un modo. Se son numeri, quadretti, se son frasi, righe. Come se certi segni di penna meritassero un trattamento diverso degli altri… Razzisti.

Poi, vabè, ci sono quelli che non gliene importa nulla e son felici con poco.
Beati loro.