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Ieri per strada ho incrociato un motociclista. Lo so che era un motociclista perché c’aveva la moto. Io ero a piedi e lui in moto.
È passato sfrecciando. Vabè, era veloce, sì, ma neanche tanto, perché anche se è passato sfrecciando io ho avuto tutto il tempo di notare una cosa particolare.
Ho notato che piangeva.
E non quelle lacrime che ti vengono naturalmente quando sfrecci in moto. (Io non ce l’ho la moto però lo so che a volte vengono le lacrime quando sfrecci in moto). No, lui piangeva.
Piangeva proprio.
Non aveva solo gli occhi rossi e le lacrime che gli rigavano il viso. Aveva anche la smorfia di chi piange. Gli occhi stretti e quella bocca che a descriverla in quest’epoca di sms mi verrebbe da dire a parentesi aperta verso il basso.

Quando mi sono accorto che piangeva, la cosa m’ha fatto un po’ impressione, perché non è cosa di tutti i giorni per me vedere motociclisti che piangono. Cioè, lui non era mica un motociclista qualunque. Era uno di quei motociclisti che non t’aspetti mica di veder piangere.
Quello c’aveva la moto tutta fiammante, sportiva, di quelle un po’ incazzose, tutte spigoli e frastuono. E aveva pure il giubbottino incazzoso. Di pelle. Quello tutto con gli stemmi colorati che però anche se è tutto colorato lo vedi che è incazzoso come giubbotto.
Insomma era uno di quelli che la gente che vive nei telefilm chiamerebbe centauri.

E insomma, vedere piangere un tizio così m’ha stupito. E allora mi son messo lì a pensare a quali potevano essere le cause delle lacrime di un centauro.

Adesso non so perché, sarà per tutti quegli stereotipi, quei pregiudizi che m’hanno messo in testa tanti anni di tv, o il cinema, o i libri che ho letto. Ma io la prima cosa che ho pensato è stata che se quel centauro piangeva allora c’entrava una donna.

Lo so che non è detto. Però a me, in quel momento, m’è sembrata la cosa più plausibile.
Ché si sa che quelli incazzosi fuori, dentro c’hanno le fragoline di bosco.