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Ieri per casa ho trovato una matita che sopra c’è scritto “You have to write a letter to get a letter“. Ora non traduco perché se volete campare in questo secolo un po’ d’inglese lo dovete capire. Comunque, sta matita me la ricordo da sempre. E’ sempre stata qua in giro, solo che non la vedevo da un po’. Ed è sempre stata nuova. Ma proprio nuova nuova. Mai usata. Avete presente quando a una matita non è mai stata fatta la punta? Ecco. E’ sempre stata così. Non so perché ma nessuno qui in casa ha mai osato fargli la punta.
Me ne sono reso conto ieri e mi sono detto che almeno così si spiega perché mi scrive solo la RAI.

Poi però ho pensato che ormai non va più bene scrivere una lettera a matita. Chi è che scrive una lettera a matita oggigiorno? Nessuno. Ci sono le email, c’è l’Instant Messaging, c’è Facebook. Per non parlare del telefono che è una cosa troppo moderna.
Nessuno scrive più le lettere. Quelle di carta, dico.
Non ci sono più quegli epistolari fittissimi, di una volta. Quelli che poi ci facevano i romanzi (epistolari, appunto) e poi i film.
Che poi io ogni volta che penso alle lettere me le immagino sempre tra due innamorati. Quelle lettere scritte su carta impregnata di lacrime e profumo da donna. Quelli che lei sotto la firma lasciava il segno del bacio col rossetto. Quelle che magari lui era in guerra e quando scrivevano non sapevano neanche se l’altro l’avrebbe mai letta. E quando non rispondeva allora subito si cominciava a pensare al peggio. Fino a quando poi non arrivava a casa il telegramma, il fattorino o il piccione viaggiatore, a seconda dell’epoca, a portare la notizia.
Cose così, tristi ma che ti fanno star bene. Cose adatte ad un post di San Valentino scritto di venerdì 13.

E poi secondo me le lettere neanche allora le scrivevano a matita.